L'ospitalità sessuale nelle culture etnologiche


L'ospitalità sessuale è una pratica diffusa presso numerose culture etnologiche. Da nord a sud, da est a ovest del nostro pianeta, pratiche come lo scambio di mogli,  la prostituzione dell'ospitalità  e la libertà sessuale delle donne costituiscono elementi portanti di molte culture ed etnie. 
Gruppo di Masai - foto da
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In Africa, presso diverse etnie,  la libertà e lo scambio sessuale è una prassi consolidata. Tra queste etnie ricordiamo i Bantu o i Maasai. In questi ultimi ad esempio le donne sposate posso liberamente praticare sesso con chiunque abbia la medesima età del marito.

Tra i Maori in Polinesia la pratica di concedere la moglie all'ospite è ben consolidata così come tra gli Akhvakh ( Caucaso). Anche nella cultura tradizionale  serba, a differenza di quanto accade oggi,  un prete ad esempio poteva sostituire, anche sessualmente, il marito di una donna quando si ravvisava l'assenza. 

Lo scambio delle mogli è anche attestato tra gli abitanti delle Samoa e  presso i Tarahumara. Per questi ultimi dopo una proficua caccia, vi era la consuetudine scambiarsi le mogli e di praticare l'ospitalità sessuale.

Tra i Navaho invece le donne che non volevano contrarre matrimonio potevano ricevere liberamente tutti gli uomini o i compagni di letto che desideravano direttamente nella propria abitazione, il tutto senza pregiudizi morali o senza rendere conto della propria condotta.

Presso gli Inuit,  il concetto di ospitalità sessuale è un elemento cardine della loro cultura tradizionale; pertanto in segno di fratellanza si suole offrire la moglie all'ospite. Tale comportamento, apparentemente disinibito, secondo i canoni della cultura occidentale, contrasta con la pudicizia del bacio: per gli Inuit infatti il classico bacio viene praticato attraverso l'atto di sfiorare (o toccare delicatamente) con il proprio naso la punta del naso del partner. 
Tuttavia   si scopre che è loro costumanza contraccambiare attraverso l'elargizione di un dono  chiunque conceda favori. Esiste infatti nel loro comportamento sociale una sorta di do ut des  o, se vogliamo utilizzare altri termini, possiamo definirlo una sorta di comportamento comunista ante litteram. Pertanto la pratica della cosiddetta prostituzione ospitale può essere letta secondo quest'ultima chiave  interpretativa: più che un comportamento libertino o disinibito,  concedere la moglie all'ospite rappresenterebbe una sorta di <<comunismo sessuale>>, ovvero un gesto per contraccambiare un favore precedentemente ricevuto. Dal punto di vista della donna questa pratica non solo non viene vista come costrizione da parte del maschio, ma viene addirittura ritenuta una giusta ricompensa e, talvolta nel loro intimo anche come valvola di sfogo sessuale. 
L'ospite deve comunque accettare la prostituzione ospitale tanto da mettere a repentaglio la propria vita nel caso in cui  rifiutasse l'atto sessuale.  A tal proposito tra i koryak, nella Siberia Orientale, rifiutare la moglie o la figlia costituisce una gravissima offesa che, in taluni casi, potrebbe essere contraccambiata con la morte dello stesso.

Non solo presso le culture etnologiche ma anche presso i popoli più antichi si riscontrano tali pratiche: un esempio che vale per tutti è quello degli antichi ebrei. Alle  origini infatti, veniva praticata l'ospitalità sessuale e nel'Antico Testamento, tra le sue pagine, vi si ritrovano innumerevoli riferimenti di tale pratica. 

Per concludere: ciò che noi oggi reputiamo come comportamenti sessuali non conformi al buon senso comune o all'etica, presso molte società etnologiche o antiche si riscontravano costumi e pratiche sessuali differenti. Ora la pratica dello scambio sessuale o di mogli  acquisiva senso solo se viste all'interno di quelle culture osservate. Giudicare tali comportamenti dal di fuori, secondo parametri culturali occidentali e schemi mentali etnocentrici,  risulterebbe deleterio per una corretta comprensione dei comportamenti sociali e sessuali dell'uomo.

Stefano Siracusa

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